Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

martedì 1 maggio 2012

Ho usato dello stucco per chiudere dei fori presso le travi di legno del soffitto. Piccoli fori da cui fuoriuscivano delle formiche. Anche in prossimità del giardino fra piastrelle e tubature, piccole intersezioni lasciate libere dal ghiaccio che ha spaccato e sbriciolato il collante che le teneva unite, stucco a volontà. Certo che chi ha avuto l'idea di usare delle piastrelle in una zona dove il clima è umido e con il fiume a poche decine di metri che si insinua sotto terra fino a gonfiare i pavimenti del piano terra. Non è vero quel che si legge - uso foresteria - se non per pochi abitanti della zona, dato che il resto della popolazione che vive lungo la riva del Ticino affitta locali malsani a studenti universitari provenineti da ogni regione d'Italia che nulla sanno dell'autunno e del fiume. Possibili esondazioni ed infiltrazioni di ogni tipo fino fanno trasudare le mura d'acqua e trasformano la pavimentazione in onde. Mentre mi soffermavo a guardare l'effetto del mio lavoro, schizzi bianchi sparsi ovunque, un muratore suppongo che rimarrebbe inorridito, ho immaginato se le ferite si potessero guarire non con ago e filo, disinfettanti e garze, bende elastiche che proteggono la medicazione......ed altro ancora! Ci vorrebbe un impasto miracoloso come quello usato dagli indiani dell'America del Nord, composto da argilla ed una polvere, una muffa, antibiotici naturali, che cicatrizzava e guariva ferite importanti procurate da una caduta, da una guerra, da una battuta di caccia.....ancora più portentoso, come lo stucco! Per il corpo ci sono ora molte tecniche a disposizione per togliere i segni di una ferita, chirurgia estetica per ricostruire un viso, una parte del corpo ustionata, non per bellezza ma per riportare un corpo alla perduta integrità. Da un coltura di cellule della pelle si ottiene tessuto epiteliale che viene posizionato sulla parte ustionata ed è compatibile con il corpo da cui è stato prelevato il campione da riprodurre. E l'anima?! Quella come si medica? Ci sono forse pomate, unguenti miracolosi, fili di sutura assorbibili, colture miracolose, protesi personalizzate e leggerissime....?! Niente di tutto ciò. Si può curare con la parola, con i farmaci, con le preghiere, con il silenzio e la meditazione, con il lavoro forsennato, con l'oblio, alcuni scelgono la musica, altri i fiori, altri ancora droghe di tutti i tipi.........non esiste stucco per chiudere i fori, tessuti per coprire le lacerazioni, abili ricamatrici per nascondere strappi. Ognuno deve improvvisarsi muratore o chirurgo, sarto o sciamano, e dare alla propria anima una parvenza di luminosità che nulla ha a che vedere con l'estetica. Riaccendere la luce ecco alla fine quello che bisogna imparare a fare, che sia fioca o brillante, diretta o indiretta, poco importa. Riaccendere quella luce diventa l'unico modo possibile per non farsi inghiottire dal buio e dalle ombre che gli occhi dell'anima sanno scorgere con abilità e maestria, avvezza più ai dettagli che allo sguardo d'insieme.

Nessun commento:

Posta un commento