Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

domenica 26 settembre 2010

Violenza


Milano una città generosa ma, diventata in questi ultimi anni pericolosa per le donne che vi abitano e lavorano. Offre possibilità ed occasioni di studio e di lavoro, mostre ed eventi, la cultura abita ed impregna la vita dei suoi cittadini, la ricchezza viene usata anche per finanziare enti benefici e nuovi progetti, ospedali..... ma una donna alle h.07.00 del mattino non può permettersi il lusso di rientrare a casa con il proprio fidanzato, mangiare un panino al chiosco nel centralissimo Piazzale Accursio, salutare il suo compagno, avviarsi verso casa senza ritrovarsi in mezzo ad una siepe violentata da un marocchino. La nazionalità dello stupratore non mi sembra rilevante, lo sarà forse per la Lega ed i suoi rappresentanti in Comune. Quello che mi ha colpito è che si sostiene che le violenze sessuali siano calate dell'80% negli ultimi tre anni ma, dalle zone di periferia ora il pericolo è arrivato anche nel centro della città. Inoltre il Governo sta decidendo di diminuire le risorse da inviare alle forze dell'ordine sia in termini di uomini che di mezzi economici e, questo è il risultato a mio avviso! Se un autista siciliano di minivan per una ditta privata venerdì mattina son si fosse accorto della violenza in atto e non avesse chiamato il 113 con il suo cellulare lo stupratore non sarebbe stato arrestato. I poliziotti sopraggiunti hanno fatto fatica a staccare lo stupratore dalla sua vittima, una donna di 41 anni, che stava quasi soffocando tenendole la mano schiacciata sul viso. Un atto bestiale e che mi stringe il cuore pensando anche a quante volte sono rientrata dal lavoro dopo il turno di notte in ospedale usando i mezzi pubblici. Erano gli anni '90 eppure sembrano così lontano ora che leggo delle violenze e della vita nella mia amata Milano di questi ultimi 10 anni. La cronaca non si esaurisce con un articolo di giornale ma rimane impressa a fuoco sulla carne e nella memoria di chi ci vive e lavora quotidianamente.

domenica 19 settembre 2010

Una fotografia


Quando ti poni delle domande e cerchi le risposte giuste a volte non le trovi non perchè le domande siano sbagliate ma semplicemente perchè le risposte non esistono. Accettare questa semplice verità cambia la prospettiva della tua vita o quello che provi. Restare immobili ad aspettare che succeda qualcosa non ti cambia la vita, reagire in un qualsiasi modo, invece, la spinge a rinnovarsi od a riprendere un cammino interrotto. Sono nata nel paese dalle vette imponenti e se non credi in Dio ritrovandoti lassù, tra il cielo e la terra, percepisci perlomeno il senso del divino, sai che non sei sola e le ali di un'aquila, i sassi che si staccano dalla parete rocciosa al passaggio di un camoscio o di una slavina, ti fanno percepire l'infinito divenire dell'esistenza. Respiri in maniera diversa, avverti la presenza del cielo, lo tocchi e sai che non stai sfidandolo se apri il palmo della mano e con le dita sfiori l'aria sopra la tua testa. In quei luoghi impari ad amare tantissimo la libertà, a rispettarla, più sali meno cretini incontri perchè quel genere di persone non amano faticare per raggiungere una qualsiasi meta, figurarsi la cima di una monte. Ci sono a volte delle croci per ricordare che qualcuno è riuscito tanto tempo fa a salire fin quassù: o per ricordare la morte di un giovane che ha sfidato se stesso e gli elementi della natura abbracciando il destino ed il gelo, sfracellandosi sul granito luccicante per la pioggia o per la neve. Non è bello morire cadendo per 800 metri od affogando in un torrente gelato in canoa, morire giovani lo è ancora meno. Tuttavia chi è riuscito a sopravvivere ad un incidente di montagna ricorda il freddo e l'abbraccio del sonno che intorpidisce il cervello dopo che le membra si sono separate dall'anima a causa dello stesso gelo. Ti addormenti e vorresti restare sveglio perchè comprendi che da quel sonno non ti risveglierai più. Ci sono cappelle piccolissime, piene di fiori, con la Madonna dipinta e non Gesù crocefisso, quasi a ricordare che la Madre di Dio è sempre disponibile ad ascoltare le nostre preghiere e la pietas fa parte della sua natura mentre il crocefisso richiama al sacrificio del figlio e la gente di montagna spera sempre nel ritorno del proprio figlio e, non li chiama morti ma li definisce scomparsi fino a quando non ritrova il corpo da seppellire. Le leggende si sprecano su uomini trasformati in aquile o stambecchi, su eremiti che non vogliono più scendere a valle perchè lassù hanno trovato le loro risposte. Quando con le mani accarezzi il cielo ed il tuo corpo è indolenzito, il respiro s'accorcia e gli occhi diventano fessure per la luce intensa che li colpisce, il cervello chissà forse perchè è iperossigenato funziona meglio, sei più lucido. Scopri che quello che cercavi è sempre stato dentro di te. Ci sono fiabe e leggende che narrano di presenze che si suppone abitino nei boschi. Pare che ti camminino a fianco senza farsi vedere ne sentire come le volpi. Tra la magia delle credenze alpine ed il senso dell'eternità che la roccia ti infonde perfino calpestandola sotto i piedi, od il cielo ti fa percepire tra le dita , che il vento rimanda abbracciandoti fino a farti sentire parte di quella magnificenza, sai che esisti, che sei viva. La storia della terra con i suoi milioni di anni riduce il dolore e le angosce ad una poltiglia informe o li fissa come i resti fossili tra le pietre spaccate dal gelo. Ci sono colori ed ombre che ti porterai sempre con te, la profondità di un lago alpino, il colore dei fiori e dell'erba, i cristalli che calpesti camminando e che fanno brillare i sentieri percorsi di solito solo dalle capre, stretti e scoscesi. C'è un luogo in particolare oggi Parco Naturale che si chiama Alpe Veglia, con un monte il Leone il cui ghiacciaio si è ridotto enormemente negli ultimi 20 anni ma mantiene intatta la sua maestosità. Presso la bocchetta d'Aurona trovi dei laghi formati dal ghiaccio di un verde smeraldo da sembrare dipinti ed il sole in estate rimanda alle narici profumi di erbe aromatiche e fiori che non vorresti mai lasciare ne dimenticare. Vorrei essere lassù tra quelle rocce affilate e modellate dalla pioggia e dal vento per scrivere nella mia anima la storia che verrà e dare alle risposte quel senso necessario per capire quali sono le domande veramente importanti e quelle da far rotolare giù fino a valle con i detriti che raggiungeranno il mare. Se penso che una fotografia mi ha fatto provare tutta questa nostalgia forse avevano ragione gli Indiani d'America quando prospettavano che essa rubasse l'anima del soggetto fotografato, quindi anche quella di un luogo. Ho sfiorato i contorni della foto che allego a questo post, l'ho osservata attentamente ed all'improvviso eccomi lassù a rabbrividire per il freddo e la maestosità dei larici contorti, il fiato corto e la felicità che alleggerisce lo spirito, i muscoli tesi, la pelle tesa e fredda, sottile come la sensazione di appartenere non solo a quello spazio tra cielo e terra ma all'universo intero.

mercoledì 15 settembre 2010

Viaggiare


Viaggiare: conoscere, incontrare, incontrare se stessi! La realtà durante un viaggio rimane sospesa come nel vuoto, in attesa di essere tradotta in immagini, parole, suoni ed odori. Perfino il tatto durante un viaggio ha la sua importanza. Ci sono i sedili di un treno o di un aereo che ricordano alla nostra schiena cosa è meglio per lei, i piedi sentono una consistenza diversa sotto di loro ed i polpastrelli toccano ed avvertono nuove sensazioni sia che stringano una mano o che tengano un pezzo di pane fra le dita. La vera magia di un viaggio è data però dalla sospensione del tempo. La mente può funzionare senza scadenze e l'imprevisto è ben visto da ogni cellula del nostro corpo. Puoi riflettere lungo il percorso in treno o volando, o camminando.....e guardare allo specchio quello che sei diventata, osservare gli altri senza essere invadenti, capire quale strada stai percorrendo mentre i tuoi piedi lasciano orme e tracce senza timore di essere rintracciati. Il viaggio non è una fuga dal mondo che ci circonda, ne da se stessi ma, un'esplosione di sensazioni che implodono dentro la tua anima. Si ritorna da una viaggio, anche breve, cambiati e la natura di questo cambiamento si osserverà con il trascorrere del tempo. Ci sono viaggi di studio che si trasformano in incontri d'amore e, viaggi iniziati come una vacanza che finiscono con una separazione ed una lite furibonda. Viaggi di lavoro che al ritorno ti danno la forza di cambiare mestiere. Viaggi mistici che allo spirito non riescono a comunicare neppure un soffio del divenire di un essere umano oppure ti cambiano fino al midollo. Ci sono decisioni che senza un viaggio non verrebbero mai prese: il percorso, gli eventi, gli incontri, fanno tabula rasa del nostro passato conservando solo ciò che è utile, selezionando una nuova pianta, nuovi semi da far germogliare. Spesso le decisioni più importanti della mia vita le ho prese al rientro da un viaggio. Rimanere soli con noi stessi cambia la percezione del mondo intorno a noi e del tempo. Tutto scorre eppure sembra fermo ecco perchè credo che viaggiare significhi sospendere la realtà per riprendere fiato, riappropriandosi dei tempi e dei bisogni, della volontà e dello scorrere dei pensieri per mettere ordine, ritrovando l'armonia che neppure sapevamo di aver perduto. A volte ci derubano dell'anima senza che ce ne accorgiamo fiduciosi ed intontiti come non mai da chi amiamo. Viaggiare regala una boccata d'aria ai nostri sogni, rafforza le motivazioni che stanno alla base di un progetto di vita, dona un moto quasi perpetuo alle nostre energie. Anche solo un fine settimana fuori casa ci allontana da vizi e pregiudizi, da insicurezze e prospettive che non danno ai nostri pensieri architetture stabili. Mi mancavano i colori ed i profumi, il suono di cadenze dialettali diverse, veder vivere gli altri e scoprire che si può vivere semplicemente come loro senza chiedersi troppo il perchè, il dove, il senso di ciò che percepiamo sta nella percezione stessa. Vivere è proprio un viaggio alleggerito dai bagagli a mano e quello che pesa di più spesso è l'allontanamento dalle vecchie abitudini, buone o cattive che siano. Rinnovare è più faticoso che riordinare e solo una grande forza interiore permette di affrontare un mare di cambiamenti stando dritti sulle gambe e guardando in faccia quello che ci attende. Come un'onda esplode inseguendoti e, ti getta in faccia tutta la sua potenza così la vita ha bisogno della forza delle gambe e dei piedi,del pensiero e delle parole per chiarire a se stessa quanto sia importante continuare ad infrangersi sulla riva di qualsiasi esistenza, prendendo il largo e poi ritornando come le onde di qualsiasi destino.

venerdì 3 settembre 2010

L'albero della mia famiglia


Confrontandomi con un'appassionata dell'opera cinematografica di Ermanno Olmi, che si fa chiamare Alchemilla, ho ricordato alcuni aneddoti e testimonianze dei miei nonni paterni. Entrambi umbri hanno conosciuto la vita dura e avara di soddisfazione dei contadini e l'apprendistato delle famiglie più umili. Mia nonna era figlia di un mugnaio e godeva di alcuni privilegi che mio nonno invece non possedeva. Il padre di mia nonna era stato il primo ad uscire da un casolare dopo che la sua famiglia per mille anni vi aveva lavorato, vissuto, concepito, senza porsi il problema di andare oltre quelle colline. Si era messo in proprio e con il mulino ad acqua macinava il grano per i suoi clienti trattenendone una parte da rivendere, per ricavare il necessario per mantenere una famiglia. Mio nonno invece era stato abbandonato da sua madre che aveva scelto una famiglia di contadini per farlo crescere. Nel registro del comune allora non si segnava solo la data di nascita ma anche quello che la donna aveva consegnato alla nuova famiglia adottiva: un vero corredino, del denaro, donando al figlio il proprio cognome ed una registrazione all'anagrafe di allora. Mio nonno Ruggero ha lavorato la terra fino a poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Si trovava nelle miniere di Villeroux in Francia al confine con il Belgio, dove aveva deciso di lavorare per uscire dall'Italia e per non rimanere a vita su quei campi come forza lavoro. I francesi presero tutti i minatori italiani e li misero su un treno lasciandoli per 48 ore senza cibo ne acqua in attesa di sapere quello che l'Italia avrebbe scelto di fare, e fortunatamente fu dichiarata la non belligeranza. Riuscì così a ritornare in Umbria. Pochi mesi dopo nel maggio del 1915 fu arruolato come fante nell'esercito italiano ed il suo battaglione era composto da persone provenienti dalla stessa zona, Assisi, Foligno e Perugia. Questo per consentire la comunicazione verbale, visto che all'epoca gli italiani ancora erano per la maggiorparte analfabeti, la lingua italiana la parlavano in pochi, ancora meno la scrivevano e la leggevano. Il dialetto era una lingua vera e propria. Si interrompevano le scuole in II o III elementare. Arrivare in V era già un successo. Mio nonno aveva finito la V elementare, mia nonna era arrivata al III anno. Tra i ricordi della sua vita da contadino c'è una coppia di buoi che solo lui riusciva a far lavorare trainando l'aratro, per la continua frequentazione e l'amicizia che li univa. Aveva dato loro un nome e gli parlava come se fossero umani. Antropomorfizzare il nostro rapporto con gli animali è un abitudine antica come l'uomo ed il mondo in cui vive. Noi oggi parliamo con gatti e cani, pappagalli e merli, un mio amico apicoltore chiama le sue api " le mie bambine". Mio nonno non era certo diverso da noi in questo. In più aveva conoscenze collegate al suo lavoro: l'arte della potatura, la conoscenza delle stagioni e dei messaggi della natura, la terra ed i suoi frutti, l'odore dell'aria prima di un temporale, il colore del cielo o dell'aria quando sta per arrivare una grandinata od una tromba d'aria, i suoni della vita animale ed i segni del tempo. Il suo giardino era splendido, adorava le piante da frutta, le innestava, le cresceva con amore e dedizione. Mio padre ricorda ancora certe prugne che oggigiorno sono scomparse, delle mele che non riesce più a trovare, estinte e sostituite da poche altre specie che ci servono nei supermercati. In certi quadri si studia la varietà di certi frutti e fiori europei estinti come certe razze animali. Ritornando a mio nonno Ruggero grazie al lavoro nelle miniere in Francia, paradossalmente grazie alla Guerra, aveva potuto conoscere il mondo che per i suoi conterranei era limitato a poche vallate oltre le quali non si erano spinti. La guerra oltre alla morte ed alla distruzione fa conoscere ai sopravvissuti nuovi paesi, nuove idee, fa incontrare persone che mai altrimenti si sarebbero conosciute. I mezzi di trasporto e le possibilità economiche allora non consentivano grandi viaggi se non alle classi più abbienti. Tornato dalla guerra sano e salvo mio nonno entrò come manovale in ferrovia riuscendo così ad andare a vivere in città. Mia nonna, seconda figlia su quattro di un mugnaio, da bambina era andata ad Assisi per apprendere l'arte del ricamo presso una famiglia che in cambio del suo lavoro le permetteva un apprendistato da sarta e creatrice di corredi, la alloggiava e la nutriva. Non si era sporcata le mani con la terra da arare come molte sue coetanee, era diventata una buona sarta e giovanissima aveva sposato mio nonno andando a vivere con lui a Castellammare-Adriatica, futura Pescara, negli Abruzzi che allora comprendevano anche il Molise, destinazione decisa dalle Ferrovie ovviamente. Rispetto alle loro famiglie d'origine avevano migliorato le loro condizioni di vita. Potevano permettersi le vacanze estive a Falconara, costruirsi una casa che poi la crisi economica del 1929 si mangiò obbligandoli a rivenderla per poi lentamente ricostruirsene un'altra. I tempi erano più dilatati rispetto ai nostri. Passarono diversi lustri prima di rivedere completata la loro nuova casa. Oggi si cambia appartamento o si costruisce una villetta grazie ai mutui ed alla busta paga di un lavoro a tempo indeterminato. Si cambia città, famiglia, moglie o marito con la stessa velocità degli spostamenti aerei. Certe famiglie viaggiano fisicamente ed emotivamente come nella posta pneumatica: l'usa e getta si trasferisce dalla spesa e dalle compere ai sentimenti. Quando mia nonna è morta ho trovato fra i suoi libri " Cime tempestose", "Jane Eyre", adorava evidentemente le sorelle Bronte. Aveva la terza elementare eppure leggeva due settimanali, era informata su quello che accadeva nel mondo, non si può dire certo altrettanto di molti giovani che non conoscono neppure la storia del loro paese e la geografia "questa sconosciuta" fa rima con amnesia. Diamo ai nostri figli oggi mille stimoli diversi senza pensare più alla qualità degli stessi, un tempo gli stimoli andavano conquistati. Li bombardiamo di attività sperando che diventino famosi o piccoli geni, snaturando la loro crescita emotiva e fisica. I miei nonni per far studiare i propri figli si sono sacrificati non poco sgnando un futuro migliore, grazie a condizioni di lavoro meno faticose che lo studio garantiva. La penna pesa meno di una zappa, dicevano! Potevano investire le loro fatiche ed i loro sforzi nel futuro perchè un futuro allora c'era, avevano mille speranze e sapevano che i loro figli un giorno studiando avrebbero migliorato la propria esistenza. Mille possibilità pronte a spalancare porte e svelare percorsi prima d'allora impossibili anche solo da immaginare permetteva di sperare e di sognare. Che lusso poter disporre dei sogni e del tempo per realizzarli! Le loro scelte hanno consentito altre scelte. Un privilegio che io temo di non possedere fino in fondo. Nei prossimi giorni continuerò a ricordare le vicende familiari che mi hanno fatto diventare quella che sono, almeno in parte. Ermanno Olmi con il suo film -L'albero degli zoccoli- ha aperto un vaso di ricordi colmo fino all'orlo. Mi aiuterà a fare ordine in quegli spazi della memoria che vale la pena di preservare per rammentare a mia figlia da dove proviene e forse aiutarla a capire dove vuole andare.