Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

giovedì 11 novembre 2010

Quello che pensa una donna e riesce a scrivere senza urlare.....


HO SMESSO DI SORRIDERE
LE LABBRA SONO GELATE,
AD UNA SOLA SPERANZA
SEGUE PIU' DI UNA CANZONE.
SENZA COLPA CEDERO' IL CANTO
AL RISO E ALLA PROFANAZIONE,
CHE' AL COLMO DEL DOLORE
PER L'ANIMA E' IL SILENZIO D'AMORE. A. ACHMATOVA

Ah tu pensavi che anch'io fossi una che si possa dimenticare
e che si butti, pensando e piangendo, sotto gli zoccoli di un baio.
O prenda a chiedere alle maghe radichette nell'acqua incantata
e ti invii il regalo terribile di un fazzoletto odoroso e fatale.
Sii maledetto. Non sfiorerò con gemiti o sguardi l'anima dannata,
ma ti giuro sul paradiso, sull'icona miracolosa
e sull'ebbrezza delle nostre notte ardenti:
mai più tornerò da te. A. Achmatova


La seconda poesia per me troppo infuocata è peraltro comprensibile per il senso ed il dolore che hanno trovato una traduzione in quelle parole: dal cervello, dalla pancia, dall'anima sono uscite come un fiume in piena.

Sempre lei ha scritto:

Lascio la casa bianca e il muto giardino.
Deserta e luminosa mi sarà la vita.

In queste ultime due righe già mi riconosco di più e,con entusiasmo assorbo simili immagini.
A presto con Anna Achmatova.

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