Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

mercoledì 20 ottobre 2010

Pane ed orologi


Fermate gli orologi,
Tagliate i fili del telefono
e regalate un osso al cane affinchè non abbai.
Faccia silenzio il pianoforte,
tacciano i risonanti tamburi.
Che avanzi la bara,
Che vengano gli amici dolenti.
Lasciate che gli aerei volteggino nel cielo
e scrivano l'odioso messaggio:
"Lui è morto!"
Guarnite di crespo il collo bianco dedi piccioni
e fate che il vigile urbano indossi lunghi guanti neri.
Lui era il mio Nord,
era il mio sud,
l'oriente e l'occidente,
i miei giorni di lavoro,
i miei giorni di festa.
Era il mezzodì,
la mezzanotte,
la mia musica,
le mie parole.
Credevo che l'amore potesse durare per sempre.
Beh, era un'illusione.
Offuscate tutte le stelle
perchè non le vuole più nessuno.
Buttate via la luna,
tirate giù il sole.
Svuotate gli oceani
ed abbattete gli alberi
perchè da questo momento
niente servirà più a niente. W.H. Auden

Cercherò anche una poesia che esprima felicità suprema lo prometto!
Questa era intonata con i giorni presenti, con le foglie che cadono e marciscono
sotto i nostri passi, con la nebbia e l'umidità insinuante dell'autunno.
Auden qui è fortemente drammatico e viscerale pur essendo nato in un paese a nord, molto a nord dell'equatore. Gabriel Garcia Marquez invece come tutti gli animi passionali di fronte alla morte raccoglie le sue parole e con pudore esclama:
......io mi spaventai
al primo silenzio della tua morte
che fu come se il mondo si fosse
risvegliato in fondo al mare.....
Appare strano che due animi appartenenti a due culture così diverse usino gli stessi strumenti ma con un ritmo, un senso, una musicalità agli antipodi. Il sole ed il caldo fa risparmiare le energie di fronte alla morte, non ti puoi permettere il lusso di scalpitare, urlare, rischi la disidratazione del corpo oltre che dell'anima. Mentre al nord il freddo consente di scaldarsi urlando da dentro noi stessi fino ad uscire allo scoperto prendendosela con tutto ciò che ci circonda, sole e luna compresi!
Anni fa dopo aver elaborato un lutto tra le pagine di un quaderno scrissi:
" Ho riscoperto il profumo del pane.
Un vecchio mulino macinava,
Un forno a legna cuoceva
E la mia mano compiva un gesto antico;
Divideva un pezzo di pane." Aithne
Si perde ogni interesse perfino per i piccoli gesti quotidiani quando hai l'anima ferita a morte, nulla ti sfiora neppure il profumo del pane appena sfornato. Ritrovare quel gusto, quegli odori, significava per me essere tornata a vivere. Ancora oggi mi fermo davanti ad una panettieria al mattino presto per sentire il profumo uscire da quelle mura, da quella vetrina, poi passo oltre sorridendo a me stessa.

4 commenti:

  1. Ecco, brava, vai oltre, supera con fiducia nel domani questa fase negativa della tua esistenza e sorridi a te stessa!

    RispondiElimina
  2. La poesia non voleva essere un altare a quello che mi sta accadendo da un anno a questa parte. E' il periodo della commemorazione dei defunti che mi ha ricordato quei versi e come ho imparato dal mio lavoro spesso il presente conta più delle emozioni passate e di ciò che desideri per il futuro. Un giorno senza provare dolore fisico per esempio vale una vita intera per chi quotidianamente si affretta a chiedere morfina od altri oppiacei contro il male che lo divora. Una tregua nell'anima e nel corpo. Auden e Marquez hanno vissuto sicuramente le stesse emozioni di fronte alla morte ma le parole raccontano più di quello che avrebbero voluto dire a se stessi. Hai mai provato ad essere in mezzo alla folla ed a non sentire nulla neppure le voci o i rumori intorno tanto sei concentrata su un pensiero, una persona, un punto indefinito davanti a te. Di solito è un contatto fisico o la caduta di un oggetto a riportarti in mezzo agli altri con la coscienza e con il corpo. Quando muore qualcuno che si ama si prova quel silenzio improvviso e tutto intorno sfuma anche i suoni, gli odori. Che ci siano persone capaci di raccontarti quei momenti, di vestirli di parole come nessuno riuscirebbe mai a fare è una magia che il linguaggio umano permette di rinnovare ad ogni nostra esperienza di dolore o di felicità. Dante del resto è riuscito a descrivere al meglio l'Inferno, con il Purgatorio ha cominciato a scadere nell'ovvio e nel Paradiso ha dovuto usare immagini improponibili e meno intense per evocare tanta gioia e felicità. L'imperfezione è più facile da descrivere e quella umana poi è così ricca di sfumature da essere tradotta in tutte le lingue del mondo a volte con immagini simili da lasciarti sconcertata. I Maori e le popolazioni finniche quando parlano della morte usano immagini poetiche così vicine da chiederti: "ma sono venuti in contatto fra loro oppure è una coincidenza?". Se leggi a pag. 89 di Accabadora c'è una risposta data precipitosamente per paura di essere frainteso e per evitare ogni dubbio: "Sono già morto e voi lo sapete". Ecco quando è la sfera dei sentimenti ad essere infilzata a morte possiedi un corpo che continua a vivere ma cammini e mangi, parli ed ascolti, circondata da quel silenzio di cui parlava Marquez. Solo le persone che ti conoscono lo sentono questo tuo distacco e lo temono perchè pensano che tu sia altrove e non tornerai facilmente in questo presente abitato dalla vita che continua. Ma quando li rassicuri e riprendi con loro il cammino ti sembra di essere uscita dall'inferno usando il bagagliaio per nasconderti od attaccandoti al ventre di un treno per sfuggire al controllo della polizia di frontiera. Che frontiera però! Sopravvivere a se stessi è un'impresa più difficile che sopravvivere ad una malattia od al caso, non ti pare?!

    RispondiElimina
  3. E' proprio per questo che ho inteso usare, riferito a te in questo periodo, la metafora dell'andare oltre sorridendo a te stessa!
    P.S Appena l'hai finito di leggere fammi sapere il tuo parere su Accabadora

    RispondiElimina
  4. sono a buon punto della lettura e sto centellinandola per non perdere nulla della storia e nulla della lingua che ha usato per scrivere quel magnifico libro. L'italiano ed il sardo costituiscono uno splendido matrimonio per la letteratura. Da troppo tempo non leggevo un buon libro, mi mancava la gioia di leggere una pagina e di dover aspettare il giorno dopo per riprendere il cammino interrotto fremendo dalla curiosità. E' una scrittura pacata la sua ma incisiva come di un vecchio e consumato scrittore d'altri tempi ed invece è una donna e giovane oltretutto! Mi auguro che invecchi scrivendo per la gioia di lettori come noi.

    RispondiElimina