Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

mercoledì 13 ottobre 2010

Nebbia e ombre


Dove vivo entro le ore 10.00 circa del mattino se il sole non riesce a fendere la coltre spessa di nebbia che avvolge ogni persona, ogni palazzo, facendo trasudare la strada su cui cammino, non c'è speranza che in giornata si possa godere del tepore autunnale. Mi hanno insegnato a credere che casa sia ovunque siamo noi e per noi intendo una coppia, una famiglia, o un essere che si senta parte del mondo che lo circonda. Mi sento immersa come una pianta acquatica con le radici che galleggiano. Oggi il tempo e la gente che mi scivola via accanto pensando, camminando, correndo, urtando, sono una nebbiolina insinuante ed umida, gocciolante, priva di vitalità. Il paese dalle ombre corte dovrei chiamarlo questo pezzo di mondo. Ombre perchè i pensieri sono inespressi e quasi ciechi, riescono a scorgere piccole luci senza venir attratti da esse e, corte perchè sembrano ombre che scappano dalla loro fonte come imprigionate dalla paura. Perfino i gatti ed i cani hanno il pelo come se fossero usciti da una pozzanghera, sporco e bagnato. A parte queste spiacevoli sensazioni osservo i pensionati quando torno dal lavoro presso le panchine del ponte coperto. Osservano le persone che ancora lavorano, ascoltano e commentano di sport e di politica abbassando la voce quando devono fare i pettegoli. Sanno tutto di tutti e con eleganza si intromettone nelle vite altrui da osservatori non invitati ne pagati, dei giornalisti in erba che potrebbero informarci perfino sul nostro gruppo sanguigno fosse necessario. I vecchi non vengono isolati dalla società, peggio, vengono abbandonati come i cani ed i gatti in agosto sulle autostrade. Loro si riciclano come possono ma la solitudine descrive i loro movimenti, il tono della voce e segna l'andatura. Si può essere soli anche in gruppo anzi in quel caso ci si estrania ancora di più. Certi argomenti come i lavori stradali presso casa, il tempo, allontanano più che avvicinare per la loro superficialità:
" DISSEMINATI IN DISPERSE CITTA',
FOLLA DI SOLITARI,
FINGEVAMO CHE OGNUNO FOSSE ADAMO
CHE DIEDE NOME ALLE COSE.
PER I VASTI DECLIVI DELLA NOTTE
COSTEGGIANTI L'AURORA,
CERCAMMO, LO RICORDO, LE PAROLE
DI LUNA, MORTE, MATTINO
E DELLE ALTRE USANZE UMANE......
Borges come sempre sa descrivere in pochi versi quello che io non riesco a definire con mille altre parole. Gli affabulatori sono una razza umana speciale che raramente si incontrano e raramente ti dedicano la loro attenzione preferendo le piazze alle stanze, i teatri al palcoscenico della vita! Oppure sono morti e non puoi più partecipare alle loro conferenze o simposi.

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