Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

sabato 23 ottobre 2010

Panchina


Se la panchina rischia l'estinzione è perchè è considerata pericolosa. E' considerata pericolosa per la sua casualità e gratuità, che urta contro le norme della circolazione e quelle del controllo sociale.
Anche l'arte contemporanea si fa portatrice della poeticità, della gratuità e dell'umanità delle panchine. D'altronde l'arte porta da sempre l'attenzione sulle soglie, sulla frontiera tra l'interno e l'esterno dell'abitare, che la panchina incarna così bene. Le panchine sono sculture da vivere con il corpo, che invitano all'abbandono. Le panchine ispirano un'idea bellissima di ospitalità e di accoglienza. Ci si siede sopra quando si è tranquilli, lì ci si può inventare la vita. Le panchine contengono poi l'idea dello stare insieme, per esempio una promessa di conversazione con persone che non conosciamo e non prevediamo. Tuttavia se una cosa ci piace possiamo stare sicuri che prima o poi ce la toglieranno. A Bagnocavallo nell'Orto dei Semplici, per il centenario di Leo Longanesi, che lì era nato, due anni fa hanno realizzato il "Giardino degli Aforismi": dieci panchine liberty in ferro battuto disegnate appositamente, con sopra incisi, in targhe in ottone, degli aforismi d'epoca di Longanesi.
Le panchine rimandano allo stare seduti: che cosa è sedersi? Quanta parte dela vita avvine da seduti? Quanti sinonimi di panchine esistono nella nostra vita quotidiana, nei nostri atti, che ci passano inosservati? Non siamo su una specie di panchina anche quando siamo al cinema o a teatro, per non dire in una chiesa? A definire le panchine, tuttavia, non è solo il sedersi, ma un certo tipo di sedersi, un certo uso, non solo e non tanto del proprio corpo quanto del proprio tempo, e della propria mente. Lasciare libera la mente di vagare, divagare. Passeggiare da fermi. In francese c'è una parola - reverie - che dà il titolo all'opera postuma di Jean-Jacques Rousseau, " Les reveries du promeneur solitaire " Il trasognamento del passeggiatore solitario che contiene il sognare: essere, appunto, trasognati. Le passeggiate di Rousseau sono un elogio del contemplare, del sentire lo scorere del tempo, del godimento che si prova a non agire, del senso di pace e di comunione col mondo. Dove per la prima volta, a proposito delle sensazioni che se ne traggono, e del paesaggio creato non solo dallo sguardo ma anche dalla disposizione della mente, appare l'aggettivo "romantico". Anche nel buddhismo zen la meditazione si esegue stando seduti. Essere seduti intensamente, osservando senza oggetto, senza scopo, così come crescono l'erba e gli alberi da soli. Le illusioni così vengono mitigate e così pure i desideri via via eliminati dal nostro sentire.
Nell'infinito di Leopardi si legge: " Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete.........."
Nel libro di Beppe Sebaste "Panchine" si legge tutto questo ed altro ancora. Per chi ama le panchine come me una vera delizia, una grazia da assorbire con gli occhi per imprimere nella memoria il senso profondo dell'essere viva, su una panchina seduta, a rimirare il mondo intorno a me ed accettare così quello dentro di me. Buona lettura a chiunque sia interessato!

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