Scende la sera, immobili sono i prati. Il gorgogliare del ruscello assetato silente tutto il giorno si leva di nuovo. Abbandonata è la quasi falciata pianura, silenziose le stoppie..........E lontano sul puro orizzonte vedi pulsante per la prima stella il liquido cielo sopra la collina.

martedì 11 gennaio 2011

A un amico che non è più tra noi! Ad un nuovo angelo, Mauro!



COSA CI OFFRI, O STORIA... - NIKOLA VAPZAROV
Riuscirà mai la Storia (quella che si scrive con la maiuscola) a rendere giustizia, ad onorare, a riconoscere ogni suo figlio che sia riuscito o che riuscirà a fare la differenza nella storia del mondo, magari solo per aver stretto saldamente una mano che aveva bisogno di essere afferrata?

L'inizio del nuovo anno non ci porta solo cose nuove ed innocenti, ma anche momenti di riflessione e di bilanci.
COSA CI OFFRI, O STORIA...

Che cosa ci offri, o Storia,
dalle tue gialle pagine?
Noi eravamo gente oscura,
uomini delle fabbriche e degli uffici.

Eravamo contadini con addosso
puzza di cipolla e di sudore
e sotto i baffi spioventi
imprecavamo contro la vita.

Ci sarà almeno riconosciuto
d’averti saziata d’eventi
e abbeverata con abbondanza
nel sangue di migliaia di morti?

Non vogliamo un premio per i nostri tormenti,
le nostre immagini mai giungeranno
sino ai tuoi massicci volumi
accumulati nei secoli.

Ma tu almeno racconta con parole semplici
alle genti di domani,
destinate a darci il cambio,
che valorosamente abbiamo lottato.

EMILIO TI RICORDI - JOYCE LUSSU
Joyce mantiene molto viva la memoria di Emilio.
Non so immaginare quale sia lo spirito che abbia animato il resto della sua vita, ma ne riconosco la presenza per averlo osservato animare altre vite.

EMILIO TI RICORDI

Emilio ti ricordi
quando ci siamo incontrati
la prima volta
in una casa svizzera linda e lustra
di cera e di tendine
e già la sera stavamo abbracciati
in un letto a una sola piazza
e poi tanti decenni di cose fatte insieme
e le assenze
i viaggi lunghi e brevi
tu partivi io partivo
ci mandavamo cartoline
fino all’incontro successivo

E a un certo punto sei partito
per un viaggio più lungo
un posto dove non ci sono uffici postali
per mandar cartoline
o negozi per comprare regali
ma i pensieri arrivano lo stesso
Che ne direbbe di questo? sarebbe contento?
Gli sembrerebbe fatto male?

Forse se usassi bene gli occhi
sotto le palpebre chiuse ti vedrei arrivare
da dietro gli archi e i sempreverdi
con un sorriso
affettuoso e divertito
per lo scherzo che hai fatto
di non mandare notizie
oppure prendo in mano un tuo libro
e lo do a un giovinetto
affinchè tu gli parli con le parole giuste
e attendo io la risposta
o anche ripeto qualche cosa che hai detto
prima di partire
e cade tanto a proposito
da sembrare inventata in quel momento stesso

Non c’è niente di buio e di definitivo
in questo tuo essere assente
e il mio non è un aspettare
ma nemmeno una perdita o una voragine
in cui non sei più
Perché sei
sei dentro tante cose
parole immagini idee sentimenti
aspirazioni stimoli movimenti
presenti

(da L’uomo dell’altipiano: riflessioni, testimonianze, memorie su Emilio Lussu, 2003)

FACCE DEL TEMPO VERO - MAURIZIO ALBERTO MOLINARI
E' un soffio questa poesia, come il suono del nome di quei volti, per l'autore scoloriti, divenuti anime.
Un ringraziamento sincero a Maurizio che ha aderito alla mia richiesta di mandarmi una delle sue poesie per poterlo avere ancora ospite qui da me.
FACCE DEL TEMPO VERO

Facce
scomparse
dal sole
e dal tempo,
visi
scanditi
dal bianco
e dal nero,
anime lievi
nella danza
dei gironi.
Il popolo
dei senza memoria
appare e scompare
al ritmo
inaccessibile
di un sole nuovo
e dell’ennesimo
tramonto.


MEMORIA DELLE COSE - JOSE' RAMON TRUJILLO
La poesia di Ramon mi affascina per il suo contenuto e l'idea - originale - di attribuire alla Storia (ne avete notato la maiuscola nel testo?) le sembianza di un angelo.
I nostri amici greci del lontano passato, attribuivano agli Dei ogni e qualsiasi manifestazione della natura, delle arti ed in generale di ogni manifestazione emozionale, come se ogni cosa dovessere essere studiata, valutata ed etichettata dai Maestri pensatori dell'epoca i quali, beati loro, erano tutti agiati oppure protetti (mantenuti) da qualche personaggio in vista del loro tempo, che rimaneva affascinato dalle loro argomentazioni, dalle loro visioni del mondo.
In un periodo in cui non esistevano ancora carta e stampa (figuriamoci le forme moderne di comunicazione), le disquisizioni di questi filosofi-pensatori durante cene e pranzi, allietavano la loro vita, la rendevano gradevole e contribuivano alla circolazione delle idee, ad allargare gli orizzonti degli ascoltatori.
In termini cosmici, nella casualità degli eventi e semplificando molto, noi, in fondo, siamo il frutto di quei pranzi e quelle cene.

Poeta spagnolo, laureato Dottore in Filologia Spagnola è traduttore e professore universitario.
Specialista in letteratura comparata e comunicazione, ha realizzato numerose edizioni tra le quali si distingue La ricerca del Santo Graal, del 1515

MEMORIA DELLE COSE

L’angelo della Storia è solo un angelo.
La sua testa è rivolta al passato.
Con occhi stravolti contempla
la rovina del tempo che accumula,
al suo passaggio, un tempio di macerie
eretto contro il cielo. I suoi denti
digrignati stridono, le sue ali sono un subbuglio
di piume: il vento del dovere
lo trascina inesorabile verso il domani.
Vorrebbe fermarsi, cominciare
di nuovo, rettificare gli errori.
Vorrebbe disseppellire i morti.
Il suo anelito è impossibile perché
l’angelo della Storia è solo un angelo
che cammina di spalle al futuro
con occhi traboccanti di lacrime.


SU UNA SCALA DI MONTMARTRE - UMBERTO CROCETTI
Ho letto poesie di autori che riuscivano benissimo ad armonizzare luoghi di dentro e di fuori, soprattutto poesie introspettive. Per primo ne ha parlato Pessoa, poi Montale e via via molti altri.
Anche Umberto Crocetti è tra questi e con i soli due versi di incipit ci ha tratteggiato una figura di donna di cui intuiamo lo stato d'animo malinconico o di scoramento, ed i due successivi versi ce ne danno la ragione, mentre per contrapposizione, nella seconda strofa, parla di sè, della sua inquietudine tra voler fermare il tempo ad osservare, e conservarne il momento, ed assecondarne le paure.
Il tutto in soli otto versi, pazzesco e meraviglioso!


SU UNA SCALA A MONTMARTRE


Eri seduta sull'ultimo gradino
della scala a Montmartre, abbracciata alle ginocchia,
con i resti del tuo amore tra le labbra,
nuda al mio occhio, estranea ad altri passi.

Volevo solo guardarti,
appoggiata al verde smunto della ringhiera
la mia mente si ostinava ad inseguire
gli ipotetici mostri dei tuoi sogni.


IO SONO SOLO - ARTUR BRAND
Iniziamo a dire che ARTUR BRAND è lo pseudonimo di GIUSEPPE NICOLA DI LEO.
Il Signor Di Leo , vive in Calabria, dove è anche nato. Dopo avere passato alcuni anni viaggiando in Italia ed in alcuni paesi dell’Europa vi ritorna nel 1990 per stabilirvisi definitivamente.
Nel 1993 fonda il “ Politecnico Meridionale “ che attualmente dirige, svolgendo anche la professione di consulente aziendale.

IO SONO SOLO

Non ho dimenticato quante volte
ho perso la strada
non ho dimenticato la voce
che mi disse ricorda
non ho dimenticato la voce
che mi disse ritorna.
Ho scordato la mano
che mi carezzava i capelli
ho scordato l'amico
a cui ho chiesto perdono.
Io sono solo,
ho vissuto la vita
che sognavo di vivere ,
senza pentirmi
ho pagato gli sbagli
che sapevo di fare,
ho lasciato le cose
che volevo lasciare.
Ho perso le cose
che volevo tenere.
Ma il mio spirito
è libero
libero dentro.....


L'ARMADIO - GIANNI GRILLO

In questa poesia il poeta ha impresso un'atmosfera permeata di assenza. Ci trasporta come presenze invisibili in quella stanza e avvertiamo con lui l'oppressione di quel vuoto, fino all'idea di poter aprire l'armadio dei ricordi per ripensare a quell'abbraccio che si potrebbe indossare di nuovo.



L'ARMADIO

A fare il buco non sono i tuoi baci
né la passione delle grandi labbra

Mi mancano i tuoi teneri abbracci
la cinta delle mani compiacenti
che m'illusero di consapevolezza

Il tuo corpo nella sua interezza
che mi coprì d'affettuosa stretta

Se penso che mai più troverò la stanza
né le mie orecchie udranno ancora
la rumorosa attesa fuori dalla doccia
il vuoto mi preme come una mancanza
e basterà il ricordo a farmi impazzire

Fortuna che conosco bene il posto
dov'è rinchiuso il senso della vita

Mi basta appena aprire quell'armadio
per trovarvi appeso il tuo abbraccio
come peliccia da indossare all'istante
se solo dovessi pensare che è finita.


DORMI DUNQUE - PAUL CELAN
Di questa poesia mi colpisce molto la parola candido.
Riferita ai capelli - forse della madre - a ciò che resta - il futuro, come pagina bianca, ancora tutto da scrivere - e ciò che perde - l'innocenza verso la vita e la sua normalità - rispetto a quella che fu la sua esperienza di deportato.
Ed il bere. Bevendo si inghiottono le parole che non si vogliono pronunciare, quelle che ci fanno paura.
Si beve per non sentire nè fame nè dolore e perchè, talvolta non c'è niente altro che possiamo fare.




DORMI DUNQUE

Dormi dunque
e il mio occhio rimarrà aperto
la pioggia colmò la brocca
noi la vuotammo
la notte germinerà un cuore
il cuore un breve stelo
ma per mietere è troppo tardi
falciatrice.
Vento notturno
così candidi sono i tuoi capelli
candido ciò che mi resta
candido ciò che perdo
ella conta le ore e io conto gli anni
noi bevemmo pioggia
pioggia, bevemmo


ILLUMINAZIONE - BLAGA DIMITROVA

Riemergere, riemergere...
Aria, aria...



ILLUMINAZIONE
Entro nella vecchiaia in punta di piedi,
come in un bosco d'autunno,
passo dopo passo sulle foglie vive
che ancora cadono.
Davanti a me - l'albero della vita.

E lentamente con sguardo ansimante
salgo verso il passato
e scendo nei giorni futuri.
Finalmente! Tanto infinito è per me
il cammino senza fretta.

Le direzioni non sono avare di curve.
La lontananza non fa male.
Non colpisce il gong della luna.
Non può essere incatenato
lo spirito che ha infranto le catene.

Non ti può essere tolto
quello che hai dato.
Mi rimane un'ultima
goccia di luce senza fine.
E spira pace dal mondo intero.


ANCHE LA NOTTE TI SOMIGLIA - CESARE PAVESE

Penso sia di chiara interpretazione questa poesia.
E l'autore ne è il protagonista assoluto, vestendo i panni ora della notte, ora del cuore; di chi implora e di chi, febbricitante, aspetta l'alba, probabilmente di una nuova vita, quella che, alla fine, non ha avuto.
Le poesie di Pavese hanno un tono così pacato ed amorevole, che penso sia stato impossibile vederlo anche solo inquieto.
Un altro autore a cui far posto sullo scaffale della libreria.




ANCHE LA NOTTE TI SOMIGLIA

Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t'implora, solo,
sperduto in te, nella tua febbre.

La notte soffre e anela l'alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c'è chi come te attende l'alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
come un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l'alba.


Ho tratto queste poesie meravigliose ed i commenti altrettanto incisivi da un blog firmato Natacarla di poesia. Per Mauro suicidatosi in questo periodo pochi anni fa dedico questi splendidi versi. Mi manca il suo buonumore, la sua presenza fisica da orso con un carattere da buono, troppo buono, che la vita ha piegato irremidiabilmente, fino a fargli scegliere una strada senza vie d'uscita appeso ad una trave. Lui che dispensava consigli, buonumore, forza a tutti non è riuscito a farlo con sè stesso. Cinque minuti ritenuti insopportabili da vivere ed ecco che se ne è andato, non ha saputo superarli ne chiedere aiuto! Chi è rimasto avrà sempre il rammarico di non aver letto in quegli occhi da buono il suo dolore, la sua disperazione, di non aver colto nella sua voce un'incrinatura, un sospetto....nulla che mettesse in guardia amici e parenti.....nulla! Quella trave è stata la sua ultima consolazione e voglia Iddio che non sia vero quello che i cattolici ci raccontano da secoli che i suicidi non avranno la possibilità di entrare nel Regno dei cieli perchè allora scelgo fin d'ora di avere un posto prenotato all'inferno accanto a Mauri, buono come il pane a tal punto da aver paura di disturbare gli altri con le sue angosce dopo averne assorbite così tante da esserne evidentemente fagocitato! Che queste poesie, un mazzo ideale di fiori, gli giungano ovunque sia ora, grazie anche a Natacarla che le ha proposte magistralmente nel suo sito!
Un abbraccio da Paola! Mi manchi!

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